lunedì 17 dicembre 2012

La morale


fiori di campo prato fiorito

Sandro trovò Romeo schiantato al suolo con la testa sanguinante. Lo guardò un po’. Era morto. Corse sopra a chiamare Alberto che se ne stava in pantofole di fronte alla TV.

-          Albé, Romeo…
-          Che ha fatto Romeo?
-          È morto! S’è lanciato dal balcone!

Alberto non gli credeva. Scese in veranda e scoprì Romeo immobile, con le zampette adagiate da un lato.

-          L’hai lanciato tu di sotto?
-          E come facevo a lanciare un gatto dal primo piano?
-          Lo hai attirato con qualcosa e lui ti è corso dietro…

Era scettico, Alberto, eppure Sandro era suo fratello e non aveva mai polemizzato per quel gatto. Romeo ci aveva provato varie volte a scappare da quel metro quadro al primo piano, e durante la notte miagolava alle stelle prima di atterrare di sotto e correre via. Ma Alberto e Renata lo avevano sempre riacciuffato, e il giorno dopo Romeo faceva di nuovo la spola sulla ringhiera verde, camminando in bilico tra schiavitù e libertà. Questa volta, però, era diverso. Sembrava che Romeo non avesse nemmeno provato ad atterrare con le zampe ritte e che si fosse buttato sul cemento di testa, come per porre fine ad un inutile istinto di sopravvivenza.

-          Dimmi la verità Sandrì, sei stato tu?

giovedì 6 dicembre 2012

Il demiurgo


Globuli rossi

Liquami, putredine, pus, plasma, sangue. Aberrazioni umane compiute, nascoste da un lembo di carne. Non credevo che un solo corpo potesse contenere tanta materia fusa. Nascosta com’è dalla carne, essa non si rivela. Un essere umano intero la trattiene. Certo, non è che non avessi mai visto scorrere del sangue. Ma la signora Paoletti, quella sua bocca che restava sempre leggermente socchiusa, la signora Paoletti, dico, riversa nei suoi liquami, non mi era mai sembrata così fragile.
- Mi mancherà tanto - disse il sindaco con la valigetta in mano. - Qui dentro ci sono tutte le indicazioni e il denaro, naturalmente. Addio. - Si allontanò frettolosamente. Di certo non immaginava quanta melma sua moglie potesse contenere. Ma io sì, io lo so. E la signora Paoletti era fresca dopo la messa in piega del venerdì pomeriggio, girava in paese con l’aria stralunata, si guardava le punte dei capelli, attenta a non sciupare la fragile architettura di boccoli che la sovrastava.

giovedì 29 novembre 2012

Lo straniero


Binari del tram di Roma

C’è un uomo che divora un panino sul tram delle 7. Quelle due settimane in Svizzera l’hanno cambiato, ci crede davvero. Alla fine il percorso era sempre lo stesso: l’alloggio comune, la stazione, e dalla stazione arrivare al cantiere. Credeva di averle imparate due parole di tedesco, kartoffeln e cochon, diceva ai paninari della stazione, e questi gli riempivano una baguette con patate lesse schiacciate e maiale alla piastra tagliato a listarelle. Lui che nel tram delle 7 si sentiva sicuro del suo rituale, ora che mangiava lo stesso panino svizzero pensava che nessun romano avrebbe compreso che due settimane, venti anni fa, lo avevano reso per sempre straniero. Il percorso verso la fermata era battuto da due stivali antinfortunistici, rigonfi di acqua come un clown, che uscivano da un anonimo appartamento sulla Prenestina, di quelli incassati nei casermoni, densi cadaveri da obitorio, fino al tram delle 7. E poi dal tram al cantiere, quando si disegnava a mente una strada facile tra gli edifici di nuova costruzione che sembravano torri di guardia, e alla fine sceglieva la solita. Mai una falla in tanti anni. Anche se tutti quei palazzi li aveva costruiti lui e li conosceva sin dalle viscere.

martedì 27 novembre 2012

Nel discorso sono presenti inserimenti di prodotti a fini promozionali

brufolo arcobaleno

Allora arriva Marcello con un dito puntato sulla guancia e l’unghia che gli affonda nella carne e mi fa:
- Te lo ricordi il brufolo dell’altro giorno?
- Cosa?
- Quel coso grosso che avevo proprio qui – dice, e continua a spiaccicarsi il polpastrello in faccia.
- Ma cosa vuoi che me ne freghi dei tuoi brufoli?
- Ma dai! Era così grosso che lo avrebbe visto anche un miope!
Cerco di osservare con attenzione il volto scavato di Marcello. Non c’è nulla a parte le secrezioni sebacee che congiungono i pori di una barba vecchia di qualche mattina.

lunedì 26 novembre 2012

Il moto immobile dell’esistenza ne "L’impero familiare delle tenebre future"


andrea gentile-l'impero familiare delle tenebre future


L’impero familiare delle tenebre future non è un romanzo. È una lunga riflessione sull’odierna società, alla luce di periferie dell’anima e bombardamento mediatico e tecnologico. La prima prova narrativa di Andrea Gentile si rinnega in quanto opera finita, delimitata da un incipit e da una conclusione, e inaugura se stessa mediante tale transitorietà, che posiziona le vicende nella mente della protagonista, come eterna rimuginazione sull’esistenza umana.


domenica 25 novembre 2012

Dall'Emilia Paranoica all'Emilia Postletteraria. Radici, identità e scrittura



Stazione Bologna

Tra le realtà locali italiane, sicuramente l’Emilia Romagna si configura come uno dei pochi casi in cui arte e politica restano fortemente ancorate al territorio, trovando in esso una linfa vitale che porta a sintesi letterarie di notevole livello. Nell’anno del 150° dell’Unità d’Italia, infatti, il dibattito sull’identità politico-culturale del nostro Paese resta ancora aperto, senza tuttavia impedire l’emergere di straordinarie realtà “di provincia” che, sommate, rendono la Penisola un insieme di storie, tradizioni e fatti politici che scavano a fondo nell’anima di ogni territorio.


venerdì 23 novembre 2012

Grande Raccordo Catodico


Grande Raccordo Anulare

Le lamiere. Non si vede altro. Forse un corpo scannato che vi respira dentro. La melma che sosta sul fondo non ha intaccato il vestito, ma sento comunque una crepa nel cranio. So che lo attraversa e dall’interno stilla sangue che rapido giunge al varco, prende ossigeno, si riversa su un boccolo caldo di barbiere.